Karkadè, contro l'ipertensione.
Provenienza
Il Karkadè è originario dell'Etiopia, ed è noto anche come tè di ibisco, tè dell'Abissinia o tè rosso. Viene anche coltivato in India, Ceylon, Giava e Antille, ma soprattutto in Sudan, Senegal, Thailandia e America tropicale e latina. Il nome karkadè deriva da "karkadeb", il nome della pianta di Hibiscus da cui deriva. Il suo habitat naturale è un terreno fertile e sabbioso, bisognoso di calore e sole. E' una bevanda molto diffusa in alcuni paesi caldi, come l'Egitto, dove viene consumato sia caldo che freddo, perché ha proprietà rinfrescanti e dissetanti. In alcuni paesi dell'Africa, durante i lunghi viaggi, è uso comune tenerne in bocca un fiore secco. Nel nostro paese il Karkadè è arrivato in seguito al Colonialismo in Eritrea, per qualche tempo, durante il Fascismo, sostituì il tè.
Come si utilizza
I petali scarlatti della pianta di Hibiscus sabdariffa vengono raccolti e fatti essiccare. Una volta essiccati, i petali vengono separati dal resto del fiore e quindi confezionati. L'infuso di Karkadè si prepara come il tè, e si differenzia per il colore rosso intenso e per un gusto acidulo e leggermente agrumato.
Proprietà
Il Karkadè ha proprietà diuretiche e antisettiche delle vie urinarie, e per questo motivo è utile soprattutto per alcune infezioni come la cistite. Ricco di vitamina C, è un ottimo antiossidante, antinfluenzale e vitaminizzante. Il karkadè è soprattutto un rimedio per l'ipertensione, recenti studi hanno evidenziato infatti le capacità regolatrici della pressione sanguigna. Se da un lato permette l'eliminazione delle tossine e delle sostanze in accumulo, dall'altra